mercoledì 27 luglio 2016

STRANGER THINGS - LA RECENSIONE SENZA SPOILER



P
er una volta mi sono preso una pausa dalla poltrona cinematografica per inchiodarmi senza ritegno al divano, pronto ad uno di quei chiusoni eremitici che ti rincoglioniscono nel corpo ma ti arricchiscono l’anima con stile.
Complici delle previsioni del tempo tarocchissime, invece che salamandrare in piscina io e Moglie abbiamo passato questo weekend in totale relax, sparandoci in retina e divorando tutta la prima stagione di STRANGER THINGS, la nuova serie Netflix Original ambientata nel cuore pulsante della nostra gioventù televisiva, i meravigliosi e un po’ barbari anni ’80, e…quando cacchio arriva la seconda stagione?!


Come avrete capito, in Famiglia Zoro si è apprezzato. E Tanto.
La mia paura più grande, nell’approcciarmi alla visione del primo episodio, era il terrore atavico di trovarmi davanti un’altra roba molto finta e molto meh come
Super 8, che scimmiottava con pochissima anima e molti lens flare il cinema di Steven Spielberg, unanimemente riconosciuto come il (decaduto, ahimè) cinematografico padre spirituale di noi selvaggi over 30. E quindi, com'è andata a finire?

STRANGER THINGS è una serie genuinamente mirata e neanche poco ruffiana, per il suo modo tutto sincopato di tirarti dentro per i capelli in un mondo che non c’è più, un passato che tanto abbiamo amato nonostante quei vestiti assurdi e quei tagli di capelli oddio, ma che in noi perdura nel ricordo del nostro vissuto personale e di tutta una serie di pellicole che giravano a nastro sulle nostre tv, film iconici visti e rivisti a ciclo continuo fino alla memorizzazione e oltre (o fino alla fusione della VHS, nel caso) con la perizia e la metodologia propria dei killer seriali.
Un mondo creato evidentemente con affetto e cesellato accuratamente in ogni dettaglio per circoscrivere un periodo magico in cui, come abbiamo già detto, il cinema sfornava meraviglie su meraviglie, rischiando, provandoci, azzardando.
E questo STRANGER THINGS di rischi se ne prende? Si e no, nel senso che oltre a pucciarti di prepotenza nel suo 1983 ricostruito ad hoc, utilizza tutti gli stilemi possibili e immaginabili tipici dei filoni dei film per ragazzi, dell’horror dei bei tempi che furono e del genere soprannaturale per farti rivivere sensazioni d’annata.

Abbiamo quindi altri
Goonies, gruppetto di piccoli “sfigati” che si estraniano dal mondo giocando a Dungeons & Dragons in cantina e i bulletti stronzi a scuola che li tartassano, la madre single che a stento riesce a portare avanti la famiglia, lo sceriffo fancazzista con un doloroso passato alle spalle, c’è il governo che come al solito combina casini che non può controllare in nome della scienza e una creatura indefinita che si aggira per i boschi seminando morte, con tutte le conseguenze del caso. E questo è solo l’inizio.
Gli elementi, dicevamo, ci sono tutti, ma è il modo in cui sono dosati e a volte rimaneggiati per far evolvere la storia (per chi in quel periodo c’è nato e cresciuto, dallo svolgimento anche abbastanza prevedibile, diremo), unito ad una mise en scene che è una lampante dichiarazione d’amore per quel periodo cinematografico ed i generi che tocca, ad elevare il progetto in qualcosa di più di un semplice omaggio, portando tutta la serie ad un livello superiore alla media, una media (se consideriamo la stragrande maggioranza delle serie Netflix Original) già di suo bella alta.

Si respira un’aria d’altri tempi trattando di temi comunque attualissimi e ormai classici, come la difficoltà del dover crescere, di affrontare i propri demoni e le proprie paure, sia quelle fisicamente esterne sia quelle profondamente più interne a noi stessi, si trova il tempo di parlare di amore, di delusione, arrivando a toccare picchi altamente drammatici passando tra una sequenza orrorifica dalla tensione palpabile ad una molto più leggera e distensiva, senza mai abbandonare un citazionismo spinto che non smette mai di dar di gomito allo spettatore.
Fra tutti i riferimenti più o meno espliciti, gli spunti più evidenti sono
IT di Stephen King ed ET di Steven Spielberg che impostano l’ossatura della storia, passando per Carrie e Stati di AllucinazioneScuola di Mostri e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, I Goonies e Stand by Me, Poltergeist, Alien e ancora molti, moltissimi altri.
Lo scenografo dev’essersi tipo sparato per realizzare questo bellissimo viaggio nel tempo, riempiendo ogni angolo di riferimenti e oggettistica vera e propria del periodo, giocando con lo stile 80s in maniera impeccabile, ma la qualità della serie non si ferma certo al mero impatto visivo, e le vere carte vincenti risultano essere altre.
STRANGER THINGS più che una serie ha il pregio di essere un meraviglioso film composto da 8 capitoli, un film di 8 ore che, nonostante la durata, per com’è strutturato e scritto non perde un colpo: mai un momento di stanca, mai un calo di ritmo, niente, è un ingranaggio (semplice, se vogliamo) che non s’intoppa mai, nonostante la sceneggiatura non sia certo priva di qualche incongruenza, ma nulla di trascendentale o che possa minimamente rompere l’equilibrio o la magia che si crea dall’inizio alla fine della visione.

Come anticipato, alcuni plot twist sono prevedibili, altri molto meno, e ti portano a chiederti quanto le sequenze “telefonate” non siano esse stesse citazioni cercate e volute per omaggiare i classici del passato. Io cinque o sei le ho trovate, e le ho trovate deliziose.
Discorso musica: ovviamente la colonna sonora spacca il culo ai passeri, neanche ve lo sto a dire, non mi ci soffermo più di tanto ma credo che con nomi quali The Clash, Toto, David Bowie, Jefferson Airplane e Joy Division potremmo già chiudere l’internet e mandare tutti a casa, ma no, perché il tocco di classe (che ho apprezzato in modo particolare) è stato il trarre ispirazione per le musiche originali dal monumentale lavoro da compositore di John Carpenter, grazie all’utilizzo quasi totale di sintetizzatori e in generale puntando sulla musica elettronica, escamotage che più volte mi ha fatto tornare alla mente i capolavori musicalmente più iconici del regista come
Fog, Il Signore del Male, Halloween… in una parola, uno spettacolo nello spettacolo.
Mi sono tenuto per ultime le lodi più sentite: Winona Ryder è sicuramente il nome di punta, il più conosciuto, ma anche il resto del cast ha saputo dare una prova incredibilmente riuscita, vera carta vincente dello show.

La Ryder, madre distrutta dalla scomparsa del figlio in perenne bilico tra disperazione e follia, regala una delle sue migliori interpretazioni di sempre; David Harbour, sceriffo fancazzista di cui sopra, è il personaggio che più si trasforma durante la serie, ed è sicuramente uno dei più riusciti al quale è facile affezionarsi; Matthew Modine è uno al quale il bastardo esce molto bene, e qui riconferma la cosa nei panni del villain capoccia del governo.
I ragazzini, tutti bravi e in parte, riescono a far rivivere la magia di gruppi storici come
Goonies, la Monster Squad, i quattro di Stand By Me, e tra loro spicca la giovanissima Millie Bobby Brown, piccola ET elemento cardine della trama: la ragazzina è veramente una spanna sopra tutti, alle prese per altro con un personaggio non facile al quale la giovane promessa ha saputo dare una carica emotiva ed un’intensità incredibile, vedere per credere.
Insomma, forse STRANGER THINGS non racconterà una storia originalissima, ma risulta essere avvincente e ben scritto, ottimamente recitato e musicato divinamente, risultando una celebrazione nostalgica realizzata col cuore per appassionati (e non) perfettamente riuscita.

Contraccolpo finale compreso nel prezzo.

IN BREVE: Splendido omaggio al cinema per ragazzi e horror anni 80, personaggi bellissimi e ben tratteggiati, storia avvincente, colonna sonora da urlo. Emozionante e DIAMOCI UNA MOSSA CON LA SECONDA STAGIONE!
VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 8 ½

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