mercoledì 13 luglio 2016

ATTACCO AL POTERE 2 (LONDON HAS FALLEN) - LA RECENSIONE


Ok, dopo una lunga, meritatissima e stragoduta parentesi di relax da congedo matrimoniale si torna purtroppo alla vita di tutti i giorni, e si sa dopo le lunghe pause occorre carburare, quindi in attesa del prossimo film al cinema riprendiamo la mano con un filmetto visto durante la traversata dell’Oceano Indiano. Si, uno solo, che gli altri (Argo, Spotlight, Zootropolis, Deadpool e La Grande Scommessa) li avevo già visti e recensiti, e sono stati un più che un buon sottofondo per giocare col 3DS.
Qualche spoiler qua e là, ma fidatevi, non ve ne frega niente.

ATTACCO AL POTERE 2 (LONDON HAS FALLEN) è il classico film che ci prova ma che subito dopo aver spiccato il salto dal cornicione si rende conto di avere come paracadute una borsa della spesa e 35 piani sotto.
E lì ti viene da tifare un minimo per lui, per dargli forza, che ti fa tenerezza nel modo in cui tenta di aprirsi la strada nel mondo dei grandi, e forse l’errore di fondo sta tutto lì, nell’avere come parametri di riferimento i grandi Action 80/90 come Die Hard e Arma Letale: lo scemo del villaggio che aspira alla borsa di studio, ma la borsa di studio gli fa #ciaoneproprio, e da lì va tutto un po’ come d’autunno sugli alberi le foglie.
Parte pure bene, ATTACCO AL POTERE 2, e non è da tutti avendo sul groppone quella carogna fetente di Attacco al Potere (Olympus Has Fallen) come primo capitolo, dove succedeva tutto quello che non doveva succedere, dove la gente stupida si ostinava a fare cose stupide in conseguenza ad avvenimenti ancora più stupidi, dove però la cosa più idiota è stata andarlo a vedere al cinema pur avendo subodorato la cazzata.
Quando te le vai a cercare…
Parte bene dicevamo, col Presidente Aaron Eckhart che se la ride con la sua guardia del corpo Gerald Butler nella più classica delle scene da vita presidenziale: il jogging con la scorta, che a me vedere due che corrono e una macchina che li tallona ai 10 all’ora mi mette sempre un’ansia pazzesca perché mi metto nei panni di quei poveri stronzi del servizio segreto costretti a pupparsi un’ora e passa in macchina a rompersi alla grande, ma tant’è.



Tutto bene per tutti, l’attacco alla Casa Bianca della Corea del Nord nel film precedente è acqua passata, la guardia del corpo del presidente ne è uscito come un eroe e il governo ha ricominciato a bombardare a cazzo mezzo mondo, finendo per far incazzare uno yemenita particolarmente stronzo e vendicativo.
I funerali di stato del Primo Ministro inglese usati come esca per i grandi leader mondiali trasformano così Londra in un teatro di guerra di proporzioni bibliche, dove ovviamente i primi a rimetterci per amor di spettacolarità sono i monumenti storici simbolo della città.
Da quel momento il film apre la sua borsa della spesa sullo strapiombo e prende a precipitare.
Non che non ci provi, ATTACCO AL POTERE 2, a riempire il minutaggio di sequenze d’azione e momenti toccanti, ma il risultato finale è quanto mai deprecabile: appare evidente che i protagonisti che non ne hanno voglia e nonostante in mezzo a loro figuri anche Dio Morgan Freeman, tutto quello che lo spettatore può avere da loro è davvero il minimo sindacale e personaggi talmente macchietta che mi sono reso conto solo dopo di averli già visti tutti nel primo capitolo, ed è un vero peccato, soprattutto per i bravi Eckhart e Freeman, evidentemente qui in modalità “pure io devo pagare le bollette”.
Uno scambio di battute che si salvi dal piattume della sceneggiatura, al netto di battutacce talmente vecchie e banali che avrebbero sfigurato pure nel cinema muto? Non pervenuto
Va detto che qualche stunt e soprattutto l’assalto al palazzo dov’è rinchiuso il presidente per l’esecuzione in mondovisione guidato dal protagonista e dal SAS britannico è ben girato e preso a sé riesce anche a intrigare, ma ormai è tardi, siamo alla fine e tu regista sconosciuto, tu Babak Najafi che di cinema action con sai evidentemente una minchia, non puoi pretendere più nulla da me, spettatore navigato incappato nel tuo film solo perché del catalogo on board di Singapore Airlines avevo già visto tutto, compresa quella chiavica di Batman v Superman (a proposito, avete provato l’ebrezza di rivederlo? Al secondo giro fa più ridere, giuro!)



Perché per prima cosa non mi puoi riempire un film di effetti speciali digitali e pretendere che io me li beva, non puoi permetterti di farmi le auto in digitale, le esplosioni in digitale, gli spari in digitale, e pensare di convincermi, io che sono cresciuto negli anni 80/90 dove si faceva tutto analogico. Lo so, costa meno, ma l’effetto fintone ti ammazza il film, dalla prima inquadratura all’ultima.
E dispiace perché in alcuni punti sembrava quasi di assistere a un lungo episodio di 24, nonostante il Jack Bauer tarocco diviso tra il proteggere il Presidente e ammazzare terroristi in mezzo ad inseguimenti, fughe, sparatorie ed esplosioni, ma è tutto così fittizio, così privo di pathos o tensione, così tirato via per i capelli, a momenti così Squadra Speciale Cobra 11 che proprio la sospensione dell’incredulità comincia a diventare un peso insostenibile.
Si è raddrizzato il tiro rispetto al primo capitolo, questo è vero, ma resta comunque una mezza pisciata fuori dal vaso. Vai che col terzo forse ce la si fa a tirare fuori qualcosa di anche solo decente. Cioè forse. Cioè se mai mi troverò di nuovo su un aereo per 13 ore magari un’occhiata gliela si dà, hai visto mai?


IN BREVE: Film action nato stanco, pieno di effetti digitali fastidiosi e attori evidentemente coi debiti in giro.
Non la merda fumante del primo capitolo, ma tutto sommato siamo sul tiepido.

VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 5

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