martedì 1 marzo 2016

IL MIO 2016 AL CINEMA – FEBBRAIO: TRA MODA, IDIOTI E OSCAR


Per The Hateful Eight, per tutta l’aspettativa, tutto quello che c’era da dire e di cui lamentarsi, c’era bisogno di un post a parte, perché si.
Qui diciamo che invece un bel post riepilogativo SPOILER INCLUSI basta e avanza, e a seguire duegiusto-due considerazioni sulla Notte degli Oscar, visto che non ne ha parlato ancora nessuno.
Trois, deux, un, fiiiiiiiit! 






Ben Stiller in linea di massima lo trovo divertente, ho apprezzato molti suoi film (come Mystery Men, Dodgeball, I Tenenbaum) e ne ho odiati diversi altri (Tropic Thunder, Starsky & Hutch), ma quello che mi ha sempre dato più fastidio è la sua quasi totale incapacità di staccarsi del personaggio Ben Stiller: fateci caso, Ben Stiller interpreta sempre Ben Stiller in tutti i film con Ben Stiller.
A parte il bellissimo I Sogni Segreti di Walter Mitty, il primo Zoolander era l’unico film dove Ben Stiller interpretava un personaggio “nuovo” rispetto agli altri, sebbene totalmente imbecille tanto per cambiare.
In Zoolander 2, complice un eco mediatico mostruoso e un budget evidentemente maggiore, lo Stiller regista mette in scena la sua personalissima versione scema della spy story bondiana pucciata fino alla morte nel mondo dell’alta moda, un mondo popolato da imbecilli/ignoranti/vanesi/confusi esseri viventi e non pensanti nel quale ovviamente la summa dei personaggi stilleriani si muove con gran disinvoltura.
La cosa che dà più da pensare è di come il film, manifesto supremo di questa dimensione di eterea deficienza che non perde occasione di sfottere oltre ogni limite di decenza, sia stato talmente benvoluto da gente che quel mondo lo rappresenta (i vari Valentino, Tommy Hilfigher, Marc Jacobs e altri) da partecipare attivamente alla mostruosa campagna di marketing e addirittura a comparire nel film, in una spirale autoperculatoria che se ci pensate fa il giro e finisce per centrare il bersaglio più e più volte.
Ok ma, direte voi, alla fine Zoolander 2 fa ridere? Si fa ridere, e in più di un’occasione anche tanto, e mai involontariamente.
Il continuo rialzo all’assurdo (l’hotel di cacca, la giornata col figlio, l’evasione, la messa nera) sono sequenze da perfetto cinema demenziale che funzionano sia per il contesto già abbastanza assurdo di suo, sia per l’interpretazione dei protagonisti, coadiuvati da un esercito di star che reggono ed esaltano il gioco, alcuni prendendosi notevolmente per il culo.
Per dire, Justin Bieber in questo film l’ho adorato. Rendiamoci conto.
Avvertimento per i fan di Kiefer Sutherland e Benedict Cumberbatch: dopo Zoolander 2 non riuscirete più a guardarli con gli stessi occhi.
IN BREVE: L’idiozia del mondo della moda sbertucciato da una banda d’idioti DOC.
Meglio dell’originale, si ride, spesso anche di gusto, il suo lo porta a casa.
VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 7 ½



Alla fine Deadpool, com’era prevedibile per tutti tranne che per quei coglioni che dirigono la Fox e che non si meriterebbero tutta questa fortuna, ha sbancato, o meglio sta sbancando perché a fronte di un “misero” budget di 58 milioni di dollari (che oggi a Hollywood ti danno per un cortometraggio povero) il film di Tim Miller ha già superato di gran lunga i 500. In due settimane. Un film globalmente vietato ai minori (tranne qui). Sticazzi.
Tutti a piangere sangue alla Fox, dove per contratto devono essere incompetenti e avere la faccia come il culo, temendo il disastro, lo sfacelo, non incasserà mai perché lo vietiamo ai bambini, chi verrà mai a vederlo?! Scimmie che non si rendono ancora conto che il mondo nerd ha atteso il film da una vita, nonostante il modo vergognoso col quale venne trattato il personaggio nel primo film di Wolverine, e che per la riuscita di questo campione d’incassi a basso costo dovrebbero ringraziare quella faccia di tolla di Ryan Reynolds, perché dai, sappiamo tutti che l’ha fatto circolare lui quel video-test in CGI.
Ma non dimentichiamoci di Tim Miller, un regista al suo secondo film (il primo dei quali non se l’era cagato di pezza nessuno) che a mio avviso è stata la scelta vincente della pellicola: per un personaggio cartoonesco come Deadpool, per portare quella ventata di ultraviolenza ed iperrealismo nelle scene d’azione in un personaggio consapevole di essere in un film e che si rivolge ogni 2x3 direttamente allo spettatore, un animatore era la scelta più azzeccata.
Si ok, va bene, ma com’è il film? Il film è una bomba atomica di azione, ed è quello che avrebbe dovuto essere OGNI film con Wolverine e non è stato: adrenalinico, violento, cazzuto, strapieno di citazioni e soprattutto di gente morta malissimo.
Ma è Deadpool, e quindi è anche scemo, assurdo, cazzone fino al midollo, divertente e molto (troppo) sboccato. Se c’è una cosa che mi ha un po’ infastidito è stata la continua ricerca della volgarità fine a se stessa, della serie “tanto siamo vietati ai minori, caliamo l’asso” e anche se non si arriva al megabestemmione di Johnny Depp in Paura e Delirio a Las Vegas, abbiamo comunque tutto il resto, reiterato più e più volte. Ma se è una tassa da pagare per eccesso, per dimenticarsi il personaggio nel primo Wolverine, per esasperare le meravigliose scene d’azione (quella in autostrada su tutte), allora paghiamola, e chi s’è visto s’è visto.
Anche perché quando Deadpool inizia ad essere Deadpool, quando la storia ingrana e vedi come l’hanno creato, quello che ha perso, cosa vuole riconquistare, beh… di qualche parolaccia di troppo te ne freghi, e lì il film vince anche grazie a un cast valido, dove Deadpool interpreta Ryan Reynolds che interpreta Deadpool, Morena Baccarin non è una novità per i fan di nerdolandia (Firefly, SG-1, V) e se la cava anche qui, il villain inglese di Ed Skrein ha una faccia da stronzo perfetta ed è doppiato male, il Colosso in CGI fa figure di merda a ripetizione ed è doppiato anche peggio, abbastanza inconsistenti i personaggi di Angel Dust e Testata Mutante Negasonica (Best.Name.Ever.) ma oh alla fine il film è Deadpool che dice le sue minchiate e affetta un sacco di gente, un amore perduto e uno stronzo con cui fare i conti, il resto è (una buona) mancia.
E ora, se seguite un po’ i siti, è tutto un proliferare di “il prossimo Wolverine sarà vietato ai minori” e “questo film sarà vitato” e “questo e quello, vietiamo tutto” che forse qualcuno s’è accorto che dopotutto non sono solo i bambini a portare il soldo. Vedremo cosa succederà, potrà essere una gran cosa ma può anche sfuggire di mano in tempo zero. Ocio.
IN BREVE: Minima spesa - ottima resa, Deadpool spacca culi a nastro e non ha paura di mostrarlo, ultraviolenza e comicità sboccata per il non-supereroe più scemo che esista.
Le meravigliose perculate ai vertici Fox non si contano. Buonissima la prima.
VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 8





Oh, io ci ho provato. Ci ho provato davvero a seguire la Notte degli Oscar, il problema è che mi sono sintonizzato troppo presto: e al venticinquestimo collegamento con intervista incorporata a quella modella orribile e a quella fighetta del suo fotografo, il top dei top dicono, mi sono scesi i coglioni talmente tanto che ho mollato. Tenendo conto che prima della cerimonia vera e propria ci sarebbero volute altre due ore di red carpet e di commenti assurdi su vestiti di cui non mi fregava una ceppa ho deciso che, sai, anche no grazie.
Poi però il Ciclone Golia ha deciso di piazzarsi fuori dalla finestra di casa mia e di rompere i coglioni tutta la notte, per buona pace del mio gatto che già verso mezzanotte non sapeva più dove nascondersi, cosa rompere, chi graffiare e quale nuovo ululato tirare fuori.
Con l’inizio delle urla da possessione demoniaca (credo di aver intercettato almeno 4 parole chiare e distinte in mezzo a quei latrati di terrore) ho deciso che dormire non era proprio cosa e qua e là ho seguito la situazione Oscar sui social e, tra un paio di dormiveglia, in TV.
Quindi dai, considerazioni sparse:



- Che La Grande Scommessa si sia portato a casa solo un premio mi sembra un’eresia
- Che Steve Carell non abbia ricevuto neanche uno straccio di nomination è oltremodo una
bestemmia
- George Miller che a 70 anni suonati ti sbanca pure gli Oscar (anche se sono tutti quelli tecnici) con un action della madonna è una cosa che ti scalda il cuore e ti ridà un po’ di fiducia nel genere umano
- E' un peccato che il Maestro Morricone non abbia ricevuto un Oscar per uno dei suoi lavori più ispirati, ma è anche vero che un Morricone sottotono è comunque meglio della rumenta che gli gravita disperatamente attorno, e quindi si, uno-dieci-cento Oscar al Maestro, ci stanno tutti
- Che la regia e la fotografia finissero a Revenant era di un ovvio che di più non si può, ma sono entrambi meritatissimi, che visivamente non ce n’era per nessuno, neanche per Mad Max Fury Road (ed è tutto dire)
- Anche Inside Out era scontato che vincesse a man bassa come miglior lungometraggio animato vista la povertà della concorrenza, anche se di Quando c’era Marnie continuo a sentire parlare un gran bene, ma ehi, Disney la batti solo con Miyazaki in persona o niente, e quindi niente
- L’orso in platea è stata la trollata ultima, anche se quando l’ho visto ho seriamente temuto che Leo potesse non farcela, e qui non c’era Baudo a cercare di salvare gli aspiranti suicidi, nel caso
- Leo però ce l’ha fatta, e che cazzo se lo meritava dai. Magari se lo meritava di più per The Wolf of Wall Street, o per Django, o per The Departed (neanche nominato all’epoca, vergogna!), ma anche in Revenant ha dato una grandissima prova, quindi ci sta. E quel dito medio ci sta tutto. 

Grande Leo
Chiudo facendo polemica riguardo alla polemica: “Oscar so white” ha rotto il cazzo. L’ho trovata una pantomima già dall’inizio, con Spike Lee che rompe i coglioni ormai per sport e non si presenta per ritirare il premio alla carriera, anzi si offende e tira su un casino della madonna aizzando il razzismo dei colleghi afroamericani sull’Accademy (contro-razzismo? mah) dimenticandosi che sono dieci anni che non tira fuori un film decente, spalleggiato da una serie di indignati “illustri”, prima fra tutti una cagna d’attrice come Jada Pinkett Smith che, si vede, non si vergogna abbastanza di aver regalato al mondo interpretazioni cardine del cinema mondiale come quelle in Gotham (serie TV, e quindi non conta) e in Magic Mike 2 (troiata, e quindi dritta ai Razzie), o come il marito Will Smith, che gli brucia non essere stato nominato per Concussion.
Chris Rock, conduttore della serata, ha menato il torrone con sta cosa tutta la sera, ma non si è capito bene quale posizione avallasse tanto che la sua bella figura da paraculo se la porta a casa, come (molto probabile) l’ultima conduzione della sua carriera.
Che poi quando due anni prima Lupita Nyong'o, Steve McQueen e John Ridley hanno fatto filotto di oscar con 12 Anni Schiavo nessuno lo ricorda più? Qualche caucasico si è lamentato allora? O, visto che parliamo di “minoranze etniche”, Cuarón, Iñárritu e Lubezki sono tre anni che sbaragliano tutto e tutti nelle categorie Regia e Fotografia (ehm, due tra le più importanti) cosa facciamo, vogliamo montare su una protesta del cazzo anche contro i messicani?
Se come artisti siete ormai alla frutta non prendetevela con chi poi non vi nomina per un Oscar, ché se la finiste con questo patetico vittimismo e col vostro razzismo congenito da discount magari avreste più tempo da dedicare alla qualità delle vostre performance, cari Spike “cazzeggiodalduemilaesei” Lee e famiglia Smith tutta.
Ma queste cose non si possono scrivere, perché poi passi automaticamente dalla parte del torto senza passare dal via, perché se sostieni che l’assegnazione dell’Oscar in teoria sarebbe meritocratica e non vincolata dal colore della pelle ti dicono che sei uno stronzo in malafede, perché se sei bianco e non ti lamenti per questi Oscar troppo bianchi sei un fottuto razzista in automatico.
Che brutta persona che devo essere.

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