giovedì 5 maggio 2016

CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR - LA RECENSIONE


Ho dovuto lottare con le unghie e con i denti per mesi, ma ce l’ho fatta: evitando gli spoiler come un oro olimpionico di slalom, ieri sera sono riuscito a vedermi CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR.
E? E se prima la mia trimurti di film Marvel preferiti era
The Winter Soldier/Iron Man/Guardiani della Galassia ora a malincuore dovrò toglierne uno, visto che questo CIVIL WAR non solo entra in alta classifica di colpo ma si piazza di prepotenza al primo posto.


Ci sono talmente tante cose da dire, talmente tante cose che succedono pronti-via, talmente tanti momenti da pelle d’oca e da sorriso delle grandi occasioni che uno, mettiamo io, al solo ripensarci ancora si emoziona.
CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR è un film che ti entra nelle ossa con la sua azione a tutto campo, e subdolamente nel cervello con una serie di falsi indizi e di ribaltamenti di fronte, tanti da infilarti in testa il tarlo del dubbio e una certa qual dose di rifiuto per le scelte attuate principalmente dai due generali in lotta, due compagni d’armi che a conti fatti spaccano in due il gruppo di cui erano i leader, con tutte le conseguenze del caso.
Nel corso dell’ennesima azione sul campo, una caccia all’uomo che Cap e i nuovi Avengers stanno svolgendo in Nigeria, avviene l’ennesimo disastro internazionale: un’esplosione incontrollata fa strage di civili in un palazzo ed è la classica goccia che fa traboccare un vaso già colmo.
I governi di tutto il mondo non possono più tollerare azioni paramilitari di una squadra che agisce privatamente senza controlli e al di sopra delle regole, perciò vengono stipulati gli Accordi di Sokovia, accordi nei quali si chiede ai superumani di scegliere se operare sotto il controllo delle Nazioni Unite e quindi di regolamentarsi oppure di cessare qualsiasi attività, pena l’arresto.
La spaccatura all’interno del team è netta: chi mosso dal senso di colpa o da rigida impostazione militare sceglie di firmare, ma chi non vede nel controllo esterno una soluzione bensì un possibile minaccia si tira indietro.
Tutto resta in questa situazione d’incertezza finché un devastante attentato alle Nazioni Unite pone fine alle trattative in modo drastico, passando direttamente dalle parole ai fatti. La guerra ha inizio.
Oltre a riportare sullo schermo alcuni dei personaggi secondari più riusciti come Visione e Wanda, Ant-Man e il Soldato d’Inverno, la guerra serve anche come occasione per introdurre elementi nuovi, forze fresche sia per la battaglia in atto quanto per il Marvel Cinematic Universe, che si arricchisce così di due personaggi importantissimi: Pantera Nera e, soprattutto, Spider-Man.

Le modalità con le quali sono stati inseriti sono a dir poco perfette, sembra davvero un piano studiato e messo a punto da tempo da parte di Kevin Feige e dei vari produttori: ognuno sembra essere esattamente dove dovrebbe essere, con le sue motivazioni, i suoi scopi, con la sua specifica funzione e soprattutto studiato in una prospettiva futura da presenza fissa in quel gigantesco pantheon che è il MCU.
Per la serie,
Batman v Superman e i suoi loghi giganti sul computer facevano già pena prima, ora non parliamone.
Nel corso del film troviamo diverse sequenze action incredibilmente ben strutturate e coreografate, biglietto da visita dei Fratelli Russo (ai quali ricordiamo è stato affidato il terzo Avengers e che, diciamocelo, di gavetta ne hanno fatta), sequenze degne del miglior action moderno, combinate con una storia complessa tra politica e guerra, tra ideali e vendetta, elementi miscelati in maniera impeccabile.

Durante tutti i 147 minuti non c’è un solo momento d’incertezza, di noia, in un film peraltro con un tasso di comicità ai minimi termini: a parte qualche battuta (la maggior parte delle quali per bocca di Falcon, vero elemento comico di rottura) siamo decisamente dalle parti del precedente
Captain America: The Winter Soldier, ossia un action movie dall’anima solida improntato sull’azione a tutto campo e senza fronzoli.
Non sarà sanguinolento come un Deadpool, ma anche in questo caso i Marvel Studios (proprietà Disney, ricordiamolo) non si fanno problemi con morti ammazzati, torture e violenza esplicita, il che contribuisce a dare al film quell’aura di drammaticità di cui aveva bisogno, allontanandolo decisamente dalle classiche pellicole action sceme fine a se stesse (e dagli stessi Marvel movies più cazzoni dal rating R), inscrivendola al contempo in maniera perfetta all’interno dello scenario globale del MCU.
Durante la battaglia dell’aeroporto, Spidey cita esplicitamente (nella teoria e nella pratica)
L’Impero Colpisce Ancora, e mai paragone fu più azzeccato: CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR è L’Impero Colpisce Ancora del Marvel Cinematic Universe, è la crepa che ha raggiunto il culmine e diventa frattura, è il momento più buio, quello in cui tutto sembra andare a puttane, il momento di massima instabilità per nostri eroi.
Si sa, quando le cose vanno male c’è soltanto da rimboccarsi le maniche e risalire la china con le unghie (di vibranio) e con i denti, ma prima del trionfo del bene sul male c’è un momento in cui gli eroi prendono la batosta, c’è il momento “l’Impero vi fa il culo, sporchi ribelli” che lascia i buoni a leccarsi le ferite e i cattivi a godersela.
Il fatto è che qui non ci sono “cattivi”, certo c’è un villain nell’ombra che dà fuoco alla miccia, ma i botti veri e propri li fanno esplodere due fazioni di “buoni”, facendosi saltare in aria a vicenda guidati da incomprensioni e ideologie diverse, da vecchi e nuovi rancori e soprattutto dal desiderio di vendetta, una vendetta trasversale che tocca tutti in modi diversi, rendendo ancora più sottile la linea rossa fra scelte sbagliate e giuste cause.
Film di testa e di pancia che può dividere per ideologia ma non per consensi: qualitativamente, CAPTAIN AMERICA: CIVIL WAR è il picco più alto raggiunto dai Marvel Studios in 8 anni, un film sorretto da una pianificazione solida e da uno staff tecnico ed artistico affinato negli anni, una storia bellissima e dolorosa che gioca perfettamente con i personaggi a sua disposizione e prepara il terreno a una reunion “cazzo si!” nel prossimo doppio appuntamento con
Avengers 3.
IN BREVE: Emozionante, adrenalinico, sofferto, esaltante, maestoso capitolo del MCU, ad oggi la miglior pellicola della Casa delle Idee. Uscire dal cinema con l’emozione stampata negli occhi. Siamo dalle parti della perfezione.
VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 9 ½

AVVISO AI NAVIGANTI, DA QUI IN AVANTI [SPOILER]!!!
Mi sono sforzato nel realizzare una recensione priva di spoiler, il film giustamente è uscito ieri e chissà quanti dovranno ancora vederlo, ma ci sono cose che chi ha già dato non può tenersi dentro quindi via alla carrellata delle mie PERSONALISSIME CONSIDERAZIONI:
- Non è tanto essere di parte, ma obiettivamente Tony Stark è un pezzo di merda: prima, nonostante tutti gli dicano di non farlo, lui se ne sbatte e crea Ultron, col suo bel contorno di casini e morti che gli pendono sulla coscienza. Poi, sentendosi in colpa, contribuisce a stilare e firma gli Accordi di Sokovia, dando inizio ad una guerra fratricida che spaccherà in due gli Avengers. Crisi globali, morti ammazzati, amicizie distrutte e gruppi frantumati perché non è semplicemente in grado di prendere mai la decisione giusta. Complimenti Tony.
- Non contento cosa fa? Trascina in una guerra un ragazzino di 15 anni rischiando di farlo ammazzare, comprandolo con un costume nuovo di zecca e allettandolo coi soldi che potrebbe investire su di lui.
Un eroe proprio.
- L’assenza di Nick Fury l’ho trovata ingiustificata, e la mancanza l’ho sentita. Rivedere Occhio di Falco invece è sempre un piacere.

- Pantera Nera è uno spettacolo in combattimento, ma senza maschera non trasmette la regalità propria del personaggio; va anche detto che si trova improvvisamente fra le mani l’assassinio del padre e l’onere di diventare re, ed è un attimo consumato dal desiderio di vendetta. Nel primo finale post titoli sembra infatti molto più autoritario, probabilmente più conscio del ruolo dopo gli eventi burrascosi con gli Avengers, e di sicuro ci sarà più spazio per esplorare questa tematica e il peso della sovranità che il suo ruolo comporta nel suo film personale, atteso per il 2018.
- Ant-Man è favoloso, meno cazzone e più concreto, la sorpresona che riserva a tutti nella battaglia dell’aeroporto magari è abbastanza telefonata, ma quando succede davvero e moltiplica le sue dimensioni diventando Giant-Man è comunque uno dei momenti più emozionanti del film. Unico neo: vederlo muoversi così lentamente fa venire alla mente il genere tokusatsu, sicuramente sarà un effetto voluto ma personalmente l’ho trovato straniante, spero venga rivisto per il prossimo
Ant-Man e Wasp (2018)
- La Vedova Nera che non sta né di qua né di là è molto nel personaggio e, a differenza dei due
Avengers, qui la russa mena come un fabbro (come accaduto anche in The Winter Soldier) ed è protagonista di alcune delle coreografie più riuscite, rendendola la superspia che sarebbe sempre dovuta essere.
I Fratelli Russo continuano ad essere gli unici a riuscire a tirare fuori il 100% dal personaggio.
- Wanda è un personaggio semplificato ma comunque bellissimo: la più potente degli Avengers risulta anche la più incontrollabile, ed è lì che sta il bello del personaggio. Il suo essere una novellina, il suo interesse ricambiato per Visione, la realizzazione dei suoi poteri “da strega”, e alla fine quel suo sguardo terrificante una volta ingabbiata, che fa tornare alla mente del lettore terribili e meravigliosi ricordi (Vendicatori Divisi? House of M?) Spet-ta-co-lo!
- Spider-Man è un ottimo Spider-Man e un Peter Parker in divenire sfigatello ma simpatico, è facile affezionarsi subito a lui e sinceramente non vedo l’ora che arrivi il suo film da solista.
Per una volta niente Zio Ben (basta, per dio!), Zia May è stranamente giovanissima e lui pure, ma il ragazzo ha carisma da vendere, carisma che non viene meno anche una volta indossato il costume.
Il ragnetto è forte e dà subito filo da torcere a tutti, combattendo come un esperto e mettendo nei casini il #TeamCap in più occasioni. Di sicuro è la presentazione del personaggio più snella e azzeccata tra quelle delle precedenti incarnazioni, una vera bomba. Notevole anche la rivisitazione del costume classico, non eccelso ma funzionale e d’impatto, e poi si sa, è stato fatto decisamente di peggio, non lamentiamoci.
- L’errore di calcolo di Visione nel centrare in pieno quel povero cristo di James Rhodes dimostra quanto il sintezoide sia imperfetto, e questo mi sta facendo ben sperare per il personaggio, capace di sbagliare proprio come gli esseri umani. La creatura Visione sta forse diventando più umano? L’amore per Wanda e la disperazione per averla persa lo sta cambiando a tal punto? Wanda ha forse dato involontariamente inizio alla sua evoluzione? Tutti aspetti da sviscerare nei prossimi film, sperando che con tutta la carne al fuoco in programma si ricordino di farlo. In ogni caso personaggio sempre più interessante.
- Ma quanto cazzo è invecchiato Don Cheadle? Quando l’ho visto a inizio film ho detto “ok, questo lo fanno crepare, fra due anni sembrerà suo nonno”.
- La battaglia a 3 nel bunker in siberia è una roba che ti strappa il cuore: vedere quest’alleanza ritrovata fra Cap e Tony, e vedere come la loro amicizia va definitivamente in frantumi, è una cosa che fa male.
In quel momento tutti cedono sotto il peso dei propri errori: Cap confessa di sapere da tempo che il Soldato d’Inverno aveva ucciso i genitori di Tony ma aveva taciuto quel segreto per non destabilizzare il gruppo, a maggior ragione perché sapeva che quel delitto era stato commesso non volontariamente; Tony, di suo, manda affanculo ogni freno e accecato dal (legittimissimo) desiderio di vendetta cerca di ammazzare Bucky, diventando a tutti gli effetti come Zemo, che li aveva condotti lì per consumare la sua vendetta.
- Nel mezzo del combattimento, Bucky dice una cosa a Tony che sul momento sembra un voler stuzzicare l’avversario, ma se ci rifletti rende il Soldato d’Inverno un personaggio ancora più malinconico e perduto. “Te li ricordi, almeno?” gli chiede Tony riferendosi ai genitori.
“Non dimentico nessuno” gli risponde lui.
Il Soldato d’Inverno concretizza in tre parole tutta la disperazione che porta dentro, un uomo che ricorda ogni nefandezza compiuta e che deve portarne il peso, nonostante non ne fosse responsabile.
Terribile e struggente.
- Realizzo solo ora che prima di rivedere in azione Cap e gli altri toccherà aspettare almeno due anni.
Tutto ciò mi rende davvero molto, molto triste.

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con tutto, bellissima recensione! Sinceramente mi hanno un po spiazzato le tante differenze rispetto al fumetto, in alcuni punti si discosta proprio per favorire un'impressione più "romantica" della storia (SPOILER!!!!!! ---- come quando Cap si sta per far convincere a firmare da Tony-----) oppure il contrario, per eliminare alcune scene a sfondo amoroso (SPOILER!!!!! ---- come la storia tra donna invisibile e mr fantastic, cui si da molta importanza nel fumetto---).
    Nonostante i molti eroi assenti nel film, sono comunque riusciti a dare quel tocco che hai detto tu ai personaggi. Spiderman l'ho adorato (anche se pure lui molto lontano dal fumetto dove è un Peter decisamente più maturo). L'attesa per i prossimi film sarà struggente!!!

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    1. Tra fumetto e film ci sono differenze abissali, ma per forza di cose: i punti di partenza sono diversi, così come il vissuto dei personaggi e, ovviamente, il numero degli stessi in gioco.
      Si vanno a perdere scene particolari e iconiche del fumetto come

      [SPOILER] Peter Parker che svela la sua identità a reti unificate, una bomba mediatica assoluta, e il suo cambio di fazione dal pro-registrazione a contro, senza contare che nella miniserie è protagonista tanto quanto Cap e Tony, ma per forza di cose non poteva essere così anche qui [FINE SPOILER]

      Va detto che registi e sceneggiatori se la sono giocata alla grande, in tutto il film si avverte il senso di disagio dei vari protagonisti nel dover affrontare quelli che solo il giorno prima erano i loro compagni sul campo di battaglia.
      Il #TuDaCheParteStai è una mossa furba di marketing qui così come nel fumetto, perché il film nonostante si chiami CAPTAIN AMERICA:CIVIL WAR non dà del tutto ragione né a una parte né all'altra, gioca sul confine tra motivazioni e colpe e lascia allo spettatore l'ultima parola, in base al suo senso di cos'è giusto o sbagliato.
      Per dire, il fatto che Cap abbia nascosto a Tony quello che sapeva sulla morte dei suoi genitori è un bel macigno da mandar giù, e per quanto non mi piaccia il personaggio di Iron Man è COMPRENSIBILISSIMO che voglia ammazzare Bucky, chi non avrebbe la stessa reazione?

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