martedì 25 febbraio 2014

HAROLD RAMIS: INCROCIAMO I FLUSSI, UN'ULTIMA VOLTA...


E poi apro Facebook e leggo quella notizia.
Che, assodato negli anni il grado di attendibilità di Facebook, prendo come una delle solite puttanate tipo “Loredana Lecciso donna dell’anno” o “Papa incinta” o whatelse, ma forse perché in fondo non ci volevo credere.
Al ché cerco su qualche sito più attendibile e… cazzo, è successo davvero.
Harold Ramis, l’uomo col capello a vapore perpetuo e la mascella a cassetto, ci ha lasciati.

Lui e quel plum cake dal peso approssimativo di 300 chili
Che a molti che sono gggiovani oggi e vivono di Uomini e Donne e la commedia non sanno neanche cosa cazzo sia potrà anche non fregare nulla, non è colpa vostra se siete nati nel periodo sbagliato e se gli unici esempi che avete davanti sono puttane e tronisti, ma io da vecchio quale sono posso dire che si, lui era un mio punto di riferimento.
Un esempio non solo come personaggio iconico cardine della mia adolescenza, ma anche e soprattutto come regista e sceneggiatore brillante che ha caratterizzato quel magnifico periodo cinematografico che era la commedia degli anni ’80.
A 69 anni si è spento quindi Egon Spengler, l’eroe della mia infanzia, uno dei pochi ma significativi volti che hanno caratterizzato tutto quel meraviglioso periodo dove Hollywood sapeva scommettere e rischiare e vincere, non con ricicli e reboot e remake del cazzo ma sperimentando, proponendo qualcosa di nuovo quando la gente aveva ancora qualcosa da raccontare.


Avevo 5 anni quando ho visto per la prima volta Ghostbusters, e cazzo se è stato un botto:  un’avventura fantascientifica fuori di testa e da qualsiasi schema, con quegli effetti incredibili, ma soprattutto con quella carica comica devastante che ancora oggi non smette di esaltarmi e divertirmi.
L’umorismo è la vera carta vincente di un cocktail di suo già stracolmo di punti forti, un umorismo che spesso si riconduce a quella faccia da schiaffi di Bill Murray, che del complessino era il frontman, ma al frontman chi li scriveva i pezzi? Harold Ramis (e Dan Aykroyd quando non era impegnato a mangiare).
Se Murray era voce e chitarra, Ramis e Aykroyd erano basso e batteria, che dettavano i tempi e tenevano su tutto. E Ernie Hudson? No quello è venuto dopo, a rimpiazzo di Eddie Murphy che aveva dato buca, ed è finito a fare la bassa manovalanza.
E il mio ricordo di Ramis va oltre all’immagine che ne abbiamo tutti noi, non era solo quel “mai incrociare i flussi” e ovviamente


ma va anche a Ricomincio da Capo, altra commedia, altro grande Bill Murray con dietro un altro grandissimo Harold Ramis. 
Nel caso non l'abbiate visto rimediate SUBITO, ma quella del Giorno della Marmotta è stata un’altra chicca, un concentrato di quel suo modo di fare commedia brillante con picchi di comicità assoluta e punte di drammatico che si, rendevano il tutto più vero, nel suo essere assurdo.

Re-cu-pe-ra-re! Raus!
Lasciando perdere il mediocre Anno Uno, va ricordata anche la sceneggiatura per Animal House, la regia di Mi sdoppio in 4 e la doppietta script/regia per Terapia e Pallottole e Un boss sotto stress, che contribuirono a rilanciare la carriera di Robert De Niro.
Scusate.
Ma non voglio perdermi in elenchi banali, non ho intenzione di ribadire l’importanza di questo vecchio sconosciuto ai più se non per IL suo ruolo, che è stato ed è tuttora punto di riferimento di chi con la commedia ci campa da anni e ci ha regalato centinaia di risate. 


Si perché l’importanza dell’uomo Harold Ramis va ben oltre il suo personaggio simbolo, ben oltre le commedie che ha realizzato, ben oltre le battute che ha scritto e oltre a quel Ghostbusters III che c’è già sulla carta e che forse da oggi non avrebbe neanche più senso fare senza che si trasformi di fatto nel suo epitaffio:  la sua importanza rimane per quello che ha dato alla commedia , per i vari Zach Braff, Seth MacFarlane, Steve Carell, Seth Rogen e Billy Crystal che da lui sono nati o hanno tratto esempio, per tutte le risate che ci ha regalato negli anni e per l’impronta che ha dato all’intero genere.
Scrivo questo pezzo con un magone pazzesco, non immaginate neanche quanto.
Mio padre ricorda il dispiacere per la morte di un Beatles a caso, e per me che sono di un'altra generazione è la stessa cosa: se n’è andato uno dei MIEI Fab Four. 
“E’ stato un bel lavorare con Lei, Dottore…”

"Ci vediamo dall'altra parte"

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