lunedì 6 febbraio 2017

ARRIVAL - LA RECENSIONE SENZA SPOILER



L’avevo detto che sarei tornato presto, e infatti ecco la prima rece della mia personalissima Operazione Recupero, che ok sono film ancora in sala e tutto quanto, ma stavolta per non riuscire a perdermene neanche uno dovrò fare i salti mortali.
Venendo a noi, com’è quindi questo ARRIVAL di Denis Villeneuve che tanto ho atteso? E’ finalmente fantascienza di livello? E soprattutto, di cosa parla davvero? Tranquilli, siamo in un ambiente protetto, [SPOILER FREE ZONE]



Intanto diciamo subito che, nonostante una fotografia e una regia splendide dal taglio moderno, ARRIVAL non è un film del nostro secolo, ma il degno erede di quel cinema di fantascienza classico tanto in voga negli anni 60/70 (ormai quasi estinto al giorno d’oggi) che s’impone per prima cosa di veicolare un messaggio che vada ben oltre la semplice rappresentazione visiva del fantastico.
Andando oltre le immagini, Denis Villeneuve (Prisoners, Sicario, il prossimo attesissimo Blade Runner 2049) sfrutta il concetto di primo contatto con una razza aliena come un meraviglioso sfondo sul quale impostare un doppio dialogo, quello visuale e concettuale tra Amy Adams/Jeremy Renner e i visitatori e, contemporaneamente, utilizza i codici e i temi tanto cari alla fantascienza per parlare del concetto di umanità, dell’essere umano con le sue debolezze e le sue controversie.
Messe da parte spade laser e battaglie tra caccia a gravità zero, la fantascienza in ARRIVAL torna infine a parlare di noi, è ancora una volta lo spauracchio che ti spinge a pensare, ad andare oltre e ad analizzare tramite metafore gli aspetti più particolari della vita.
Questo spunto nel film di Villeneuve è l’improvviso atterraggio simultaneo di dodici enormi navi spaziali in diversi e apparentemente casuali luoghi su tutto il pianeta.



Ma questo non è Independence Day ( e fortunatamente nemmeno il suo agghiaggiande seguito) e invece di attaccare il genere umano spazzandone via tre quarti in un niente, queste restano lì ferme, immobili, sospese a pochi metri da terra.
Ogni paese reagisce ovviamente in modo diverso: c’è chi prepara l’attacco preventivo, chi vede la cosa come un segno divino e chi, come gli americani, prepara sì le armi per un’eventuale attacco, ma si preoccupa di assoldare anche una linguista e un fisico teorico per provare a comunicare con gli “ospiti”.
Trovandosi di fronte ad un linguaggio non fonetico e non lineare, il compito si presenta più arduo del previsto.
Non ho la minima intenzione di spoilerare il colpo di scena (perché sì, c’è il colpo di scena) attorno al quale viene costruita così bene tutta la narrazione, per cui non mi spingerò oltre nel parlare della trama, tanto potete leggervela tranquillamente su Wikipedia quando volete, o magari ve l’ha già spoilerata il TG5 come al solito, non voglio responsabilità.



Ora, so bene di avere un problema con Amy Adams, ma non ci posso fare niente: esattamente come Jennifer Lawrence la trovo una delle attrici più sopravvalutate di questo decennio e, per quanto anche lei possa avere avuto i suoi bei momenti, personalmente in American Hustle, The Master, The Fighter, Man of Steel, Lei, Batman v Superman non ne ho trovato mezzo. Sarà che ancora non ho visto Animali Notturni? Magari ne riparleremo.
Fatto sta che alla nostra protagonista va riconosciuto l'impegno e in diversi momenti riesce a trasmetterti la giusta sensazione di angoscia, di spaesamento, e non sempre e solo strabuzzando gli occhi come suo solito: sta crescendo, è evidente.
Il resto del cast lavora per lei e lo fa bene, da Renner che come sempre è la faccia giusta e carica d’ironia su cui contare, a Forest Whitaker che dona sempre quintali di umanità ai suoi personaggi nonostante quella faccia da serial killer depresso, e lo adoriamo tutti per questo. Tutti a parte i fan di The Shield, s'intende.



E poi c’è quello della CIA, che come da contratto è ovviamente lo stronzo della situazione. Regolare.
Il cast funziona quindi, ma la voce grossa la fanno Regia e Fotografia (oltre che a una sceneggiatura solida e spiazzante) che hanno la capacità di cullarti e di non farti minimamente pesare due ore di campi lunghi, silenzi e attese, un connubio perfetto che avvolge, coinvolge e proietta completamente lo spettatore all’interno di una vicenda che non va assolutamente dove sarebbe anche lecito aspettarsi.
Lasciarsi investire dalla potenza visiva e concettuale di ARRIVAL è un’esperienza che va vissuta, anche col rischio calcolato di rimanere delusi dalla piega presa dagli eventi, senza paura della dilatazione di tempi, spazi e narrazione, perché ciò che realmente conta è il messaggio: il film di Denis Villeneuve è incredibilmente immersivo e affronta come nessun altro il tema della comunicazione, ma se non lo capite, se voi dalla fantascienza volete solo ed esclusivamente effetti speciali spaccamascella, battaglie spaziali, azione a tutto campo e battute imbecilli, beh, vi meritate francamente tutti i Battaglia per la Terra di questo mondo.



IN BREVE: Fantascienza che fa riflettere, Regia e Fotografia da Oscar, un buon cast e una storia di umanità che colpisce nell’animo, a patto che ne abbiate uno. Apologia sull’umanità e sulla comunicazione, astenersi amanti della fantascienza fracassona. Finalmente possiamo attendere Blade Runner 2049 a cuor sereno.
VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 8 ½

2 commenti:

  1. Ecco un altro film di cui neanche sapevo l'esistenza ma che meriterebbe senza dubbio di essere visto e forse meriterei pure io di vederlo... Lunga lista ormai nel cassetto che non accenna a diminuire. Grazie MZ 😁

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    1. E' perché non ti tieni aggiornato! ;)
      Non preoccuparti, qui c'è un mini compendio (ne mancano molti eh?)

      http://misterzoro.blogspot.it/2016/12/speciale-cinema-2017-lanno-che-ci.html

      In ogni caso tieni sempre d'occhio la Blogteca, magari qualche perla sconosciuta salterà fuori nei prossimi mesi =)

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