mercoledì 17 maggio 2017

ALIEN:COVENANT - LA RECENSIONE SENZA SPOILER



Ne avevo letto e sentito le peggio cose, il sequel di quel terribilmente sbagliato Prometheus che doveva fungere da prequel alla saga di Alien dal retrogusto leggerissimamente incularello.
ALIEN:COVENANT arrivava quindi già battezzato da Internet come film brutto, noioso, idiota, confuso, pretenzioso, esagerato, incoerente, insomma il pacchetto hater completo per il solito capitolo truffaldino utile solo a mungere una vacca già morta da tempo, ed effettivamente per molti versi è proprio così.
Il fatto è che nonostante tutti i suoi bei difetti ALIEN:COVENANT non è affatto male come lo si è voluto
 dipingere in rete. Solo che non è il film che vi aspettavate di vedere.



Il primo problema di ALIEN:COVENANT non è tanto il doversi collocare temporalmente prima di un film seminale per l’intera storia del cinema (l’
Alien del ‘79), quanto dover in qualche modo giustificare quell’enorme cumulo di cazzate di Prometheus che gli gravita sulle spalle.
Una volta messo agli atti quindi che il primo
Alien (dello stesso Scott) e il suo meraviglioso seguito Aliens (di Cameron) sono e resteranno per sempre di un altro stampo/categoria/livello/universo, vediamo di analizzare questo quarto di prequel per quel che è.
ALIEN:COVENANT, al netto del nome importante che porta, è a tutti gli effetti il seguito di
Prometheus e un ponte fra due storie ben diverse fra loro, è un film con obblighi veramente scomodi in quanto si prende il carico di chiudere apparentemente la parentesi degli Ingegneri per poter essere libero di esprimersi al suo meglio ed iniziare a raccontare qualcosa di cui effettivamente possa fregarci qualcosa, qualcosa con più xenomorfi neri assassini e meno giganti albini coglioni.



Le intenzioni sono buone, ma sfiderei chiunque a riuscire a dare un senso alle minchiate partorite da Damon Lindelof nel 2012, all’apice della sua (speriamo conclusa) carriera di sceneggiatore.
Nelle mani di Scott la nuova storia presenta tutti gli elementi cardine che hanno caratterizzato la saga: una messa in scena contestualizzata splendidamente e subito riconoscibile, un’ambientazione claustrofobica, asettica e buia, un equipaggio sacrificabile e uno xenomorfo cattivo come la morte.
Ma si tratta di uno specchietto per le allodole, perché quelli che prima erano gli elementi base di un tipico film del filone diventano qui improvvisamente un mero contorno: la storia e i suoi comprimari ruotano tutti attorno a Walter, sintetico a bordo della nave colonizzatrice Covenant, e al suo vecchio modello David che aveva già fatto danni nel film precedente.
Il film di Ridley Scott è incentrato sul concetto filosofico di vita ed intriso di una filologia religiosa che lascia interdetti in più occasioni: nascita, crescita (interiore e fisica), mutamento e morte si mischiano e danno luogo ad uno strano ibrido che può spiazzare lo spettatore/fan medio, corso in sala per vedere magari l’ennesimo pic-nic rosso sangue a base di umani a bordo di una nave alla deriva nello spazio, trovandosi però davanti tutt’altro.



Eppure, nonostante giochi le sue carte in un campo affollatissimo e consolidato, ALIEN:COVENANT mostra del buono e dell’ottimo in più occasioni: la messa in scena è sontuosa e la costruzione delle inquadrature impeccabile, diverse sequenze sono angoscianti al punto giusto (dallo sbarco all’arrivo nella Necropoli) e tutta la sottotrama dei superstiti del Prometheus è davvero molto interessante, soprattutto perché ai due sintetici sono dedicati (quasi tutti) i momenti migliori della pellicola, scelta comprensibile dato che Michael Fassbender nonostante a volte inciampi malissimo è sempre di una bravura mostruosa, ed è effettivamente l’unico personaggio che ha una sua ragione d'esistere.
E qui naturalmente arriviamo alle magagne: perché si, David e Walter sono caratterizzati da Dio, ma all’equipaggio della Covenant tocca fare la brutta copia di quelli della Nostromo e della Sulaco, senza peraltro riuscirci perché alla fine gli unici due che ti restano in testa sono la finta Ripley con la faccia della Cristoforetti e il tizio col cappello da texano giusto perché ha il cappello da texano, mentre il resto si mescola un po’ a caso tra le interiora a fare da tappezzeria; essendo i due sintetici i protagonisti la cosa di per sé non sarebbe neanche questo gran problema, comincia però a diventarlo quando parte il grand guignol e ti rendi conto che, non fregandotene una mazza di tutti quei poveri cristi, con loro se ne va anche qualsiasi pretesa di ansia o tensione.



L’alieno, questa splendida macchina di morte che ci ha terrorizzato uscendo dalle fottute pareti ogni singola volta, non fa più paura, o meglio non è messo (volutamente) nelle condizioni di farlo: lo xenomorfo continua, dopo
Prometheus, a non essere più il protagonista/antagonista assoluto né tantomeno il punto focale della faccenda, restando sullo sfondo insieme alle sue vittime riempiendo più che altro lo slot dedicato al fan service.
Scott per tornare al suo Alien la prende larghissima come la Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare, e sono il primo a trovare interessanti i retroscena sulla nascita degli xenomorfi (che per inciso NON sbattono necessariamente l'Aliens di Cameron fuori continuity come si legge in giro) e per carità pure la volontà di filosofeggiare di vita raccontando di una macchina di morte, c’è insomma del buono in ALIEN:COVENANT, ma viene diluito da troppa gente che sui pianeti alieni pesta e tocca ancora tutto senza un minimo di buonsenso, ci sono una marea di buchi narrativi e logici tra la nave aliena che non è dove dovrebbe essere, il liquido nero, i tempi d’incubazione alla cazzo di cane, ci sono personaggi con reazioni emotive da schizofrenico grave che non ti spieghi e un colpo di scena finale telefonato come pochi.

Bad ideas, Since 1979


Un po’ questo cambio di rotta era chiaro già in
Prometheus, e conoscendo Ridley Scott ero pronto a tutto ciò, ma alla luce dei fatti non posso dire che come “film di Alien” sia un film riuscito perché di fatto non lo è MA visto nell’ottica del film di fantascienza moderno tendente all’horror con spruzzate di filosofia spicciola e dal sottotesto pesantemente biblico, questo Apocalypse Now spaziale all’ennesima potenza funziona, pur con tutte le sue lacune, pur faticando a trovare il ritmo giusto della tensione e la sua vera anima filmica, pur inciampando lungo il percorso in un paio di scene WTF!? da antologia (quando arrivate al puparo o a David che suona il piffero uscite dalla sala per 5 minuti, fatevi un favore), nonostante tutto questo ALIEN:COVENANT ti lascia la voglia di vederne ancora, la curiosità di sapere come proseguirà e come (e se) riuscirà a riallacciarsi a quel capolavoro indissolubile che fu Alien.  
Non c'avrei scommesso una lira. E invece.



IN BREVE: film più bilanciato e strutturato decisamente meglio di Prometheus (ci voleva poco), non regge come “film di Alien” in sé nonostante ne riutilizzi pedissequamente lo scheletro di base, ma come film di fantascienza si lascia vedere e coinvolge, lasciando alto l'interesse per un seguito.
Poteva essere meglio, poteva andare molto, molto peggio.
VOTO, SE PROPRIO DOBBIAMO FARE NUMERO: 7 ½




5 commenti:

  1. Sono d'accordo con la parte iniziale, sembra davvero che il film sia partito da subito con un pacchetto di invettive e odio da parte dei recensori blasonati delle riviste, che si sono scagliati con violenza grottesca.

    Un aspetto che ancora non è stato considerato è la fitta ragnatela di riferimenti romantici nella parte centrale del film, non solo Byron, ma i tanti riferimenti "pittorici" presenti nella "tana" di David (con un effetto di accumulo dell'orrore stranamente simile agli slasher)

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    1. Per non parlare dei riferimenti biblici, Scott è ai limiti dell'invasato.
      La "tana" di David è una delle ambientazioni più ricche, una stanza del sapere ricreata volutamente all'interno di una caverna grezza e inospitale, simbolismo piuttosto forte sull'arricchimento culturale da parte di esseri (a sua detta) inferiori come gli esseri umani, umani che lui, più nolente che volente, imita in tutto e per tutto, mettendone in primo piano le caratteristiche peggiori.
      Vorrei rivedere la sequenza frame by frame per cogliere tutti gli spunti che sicuramente in sala ho perso, e sono molto curioso sui suoi appunti di ricerca che citano le opere di Giger realizzate per il primo Alien e non solo.

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  2. L'unico film che mi interessava andare a vedere al cinema e che attendevo da anni... ma ho saltato perché da anni non sopporto più le sale italiane, piene di ignoranti e maleducati.
    Ma finirò con l'andare a vedere Wonder Woman, che mi attrae come Vladimir Luxuria nudo e coperto nelle parti basse solo da un cuscino a forma di cuore che mi fa il ditino in segno di avvicinarmi. Interesse alla mia ragazza ed a un mio amico col quale gestivo un blog su Superman...
    Che Marezza...

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    1. Caro Emanuele, sono tragedie familiari nelle vite di tutti...
      Purtoppo dobbiamo farcene una ragione, stringere i denti e sperare che il prossimo sarà "meglio", ma non sempre è vero.
      Su questo Wonder Woman non posso sbilanciarmi perché non l'ho visto e non credo lo vedrò (a meno che, come per te, un amico non mi ci trascini a forza domani) anche se sinceramente andrei a vedere più volentieri un Baywatch o una Mummia, il ché è tutto dire... ;)

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    2. Ti dirò, sono uscito dalla sala più che soddisfatto.
      Per ora il miglior film del nuovo DCEU (non che ci volesse molto a superare gli altri).

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